L'editoriale
UROBOROS
29 Novembre 2024 - Marcello Fumagalli
In questi giorni mi sono messo a sfogliare i miei "grimoire" alla ricerca di un'immagine che sapevo di avere e che mi aveva in passato colpito per la sua emblematica ricchezza. La voglia di rivederne la racchiusa bellezza è stata invogliata dalle emozioni di questi giorni …… un pensiero all'amico di sempre ….. un incontro inaspettato ……. tante storie di vita. Ed ecco che mi sono ritrovato di fronte all'albero della vita ……. con le sue radici affondate nello spazio microcosmico e la sua chioma proiettata in quello macrocosmico …. il tutto miniato all'interno di un cerchio tracciato da un serpente che si morde la coda. La figura è legata all’immaginifico viaggio ai confini del tempo che solo la mente umana può concepire passando da una dimensione finita ad un'estensione inconcepibile nella sua angosciante meraviglia e grandezza. Guidato dalla misteriosità trasmessa dalla simbologia mi sono soffermato a riflettere sulla ciclicità dell'esistenza e la dualità regnante in questo nostro mondo. L'iconografia del cerchio è antichissima e l'Uomo ha saputo adattare la grafica dell'immagine alla propria evoluzione. Al semplice cerchio si aggiunse, quasi subito, un punto nel mezzo …. prima rappresentazione dell'Universo e del Mondo per poi diventare il simbolo del Sole dal quale tutto dipende, dell'Oro alchemico che oro volgare non è, ma che vuole essere l'allegoria della Pietra Filosofale, dell'Elixir di vita capace di mantenere l'esistenza per l'eternità. L'impronta misterica non termina con la semplice geometrizzazione, ma continua nello struggente aforisma "L'Uno nel tutto, il Tutto nell'Uno" perfezionando la visione ancestrale del talismanico geroglifico con un serpente che si nutre di sé stesso. Il corpo del drago fu anche ritratto con il ventre bianco e il dorso nero diventando l'effige del giorno e della notte, della vita e della morte, del Rebis … accorciamento dell’espressione latina "res bis" ovvero della "doppia cosa". Ed ancora …. l'originale anteposizione degli elementi dello Zolfo e del Mercurio sinonimi dell'Uomo e della Donna, del Sole e della Luna, a loro volta, trasposizioni dell'Oro e dell'Argento, del Re e della Regina dalla cui congiunzione carnale nasce il figlio emblema del rinnovamento e della continuità. Le fauci e la coda della serpe diventano così l'Alfa e l'Omega nel medesimo tempo donando l’impressione di dinamicità che ci induce all'associazione con l’avvicendarsi della vita che dalla scintilla del "Fiat Lux" si trasformò nell'incredibile espansione la cui "Fine" sopraggiungerà con altrettanta inimmaginabile potenza spegnendo tutte le stelle. Il viaggio è interminabile come quello della luce sorta dalle tenebre più assolute similitudine del processo di trasmutazione alchemico che, partendo dalla "nigredo", il nero più nero, sfocia nell'abbagliante "albedo" splendore degli splendori. L'immagine è quanto ci appartiene in tutta la sua tremenda e superiore bellezza ed è il nostro viaggio verso l'Infinito. E manca un mese al solstizio d’inverno