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L'editoriale

Magutt

31 Gennaio 2022 - Marcello Fumagalli

Nella vita occorre sentirsi chiamare almeno una volta “magutt” ….. ed io non faccio eccezione!

Infatti, come “lavoratore” senza arte ne parte, ho goduto del titolo e anche del trattamento riservato all’ultima figura della catena. Il termine è un’espressione milanese dedicata ai “garzoni” dei muratori, ma in realtà è diffuso per definire quei giovani completamente inesperti affiancati, ad ausilio, ai dipendenti di maggiore esperienza.

Ancora mi risuonano nelle orecchie gli ordini a raffica che il mio “capo” mi impartiva in dialetto milanese. Non posso trasferire l’effetto di quegli ordini nel linguaggio lombardo, ne posso descrivere il tono con cui mi erano impartiti, ma posso confermare che ancora oggi vado fiero di quell’esperienza. Il lavoro prevedeva il montaggio degli scaffali della “nuova biblioteca” della mia città natale che lasciava una magnifica struttura in legno di noce per una più fredda impalcatura di metallo.

Passami la chiave, tira su il pilone, incastra il piano, muoviti altrimenti si storta, dammi il martello …. non quello tradizionale, ma quello di gomma e ….. per otto ore le litanie, infarcite da qualche forte imprecazione, non cambiavano.

Quell’esperienza, ideata da mio padre per gratificarmi dell’ottimo risultato scolastico, naturalmente d’accordo con il responsabile della Biblioteca, mi fu di grande insegnamento.

Nella realtà del mondo milanese il “magutt” è inteso come la più umile qualifica e molte volte, se non sempre, con un significato negativo.

Il ricordo di quei giorni di lavoro mi è scaturito da ciò che osserviamo e viviamo, apparendomi illuminante rievocare la figura del “magutt” quale “mattone” decisivo della crescita di un buon lavoratore.

Tra le righe qualcuno potrebbe leggere “l’ordine degli ordini”, ma la morale nascosta, ma non troppo, è che i “magutt” sono da intendersi come il trampolino per formarsi e svilupparsi senza sostituirsi, se non che a tempo debito, ai “maestri” altrimenti nulla si potrà più costruire.

Purtroppo oggi si vuole erigere cattedrali impiegando solo “magutt”!

Se da “magutt” si vuole passare con presunzione a “maestro” presto la verità si svelerà e tutti indicheranno in dialetto milanese “l’è un magutt”!

 

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