L'editoriale
L'Accademia della Crusca
26 Gennaio 2021 - Marcello Fumagalli
Il titolo non lascia spazio e, senza dubbio, evoca il fatidico “Vocabolario della lingua italiana”. In ogni tempo “l’opera” ha seguito l’evolversi della nostra lingua cercando di essere attenta e vicina ad ogni modifica. Ciò accadde con la parola “ricettario” il cui termine fu introdotto dopo l’apparizione del famoso “Ricettario Fiorentino”. Quella specifica edizione del “vocabolario” è rimasta con me per trent’anni e, oggi, non è più fra i miei libri, bensì nella biblioteca di un caro amico che ha saputo apprezzarla. Il dizionario, nel suo progredire, ha sempre mantenuto il legame con la prestigiosa istituzione linguistica degli “accademici” a garanzia del corretto inserimento di nuove parole. Ancora oggi la revisione segue il medesimo processo arricchendosi di quei vocaboli che, per un verso o l’altro, sono entrati nella lessicografia della lingua parlata. Gli anni a cavallo del XX e XXI secolo hanno visto un vivace proliferare di “nuove voci” testimonianze del modo di comunicare e di comprendere la “lingua” della tecnologia, della scienza, del lavoro e, non ultimo, del “modo di dire”! Questa silente trasformazione la possiamo osservare prestando attenzione ad espressioni come “meeting”, “screen”, “manager”, che, in verità, sono neologismi e non veri “neo termini” esistendo lemmi italiani dal medesimo significato. La purezza del linguaggio vorrebbe che fossero sostituiti con i corrispondenti del nostro idioma, ma l’abitudine ci porta a dimenticarcene. Il processo, a poco a poco, farà si che le espressioni come ….. “riunione”, “schermo”, “gestore” e …. via dicendo …. spariranno o diventeranno desuete. Altre parole sono invece nuove come “scilipotismo” superato, in poche ore, dal più attuale “ciampolinismo”. Entrambi i vocaboli sono forme deteriorate della parola “voltagabbana” il cui tradizionale significato, certificato anche dall’Accademia della Crusca, rimanda a colui che cambia con leggerezza la propria opinione per propria utilità e tornaconto. Nell’editoriale intitolato “Inversione sterica” del 27 Luglio 2007 avevo già fatto accenno a questa riprovevole “abilità” e, sfruttando l’ironia e l’esempio della nostra cara “stereoisomeria”, dicevo: “Rido irrefrenabilmente pensando al vostro stupore ricordando le oscillazioni delle strutture molecolari "sedia-sedia" del cicloesano e di tutte le altre molecole di questa classe ….. che in un certo istante hanno un aspetto abbronzato e l'istante dopo sono pallidi cadaverici …… fenomeno frutto di una esposizione alternata ai raggi solari delle “parti” del corpo che velocissimamente invertono la loro posizione spaziale”. “wow…… ahahahaha”!!!!