L'editoriale
Odorarius Mirabilis
02 Settembre 2020 - Marcello Fumagalli
Ho appena scritto un pezzo per uno dei social più noti facendomi trasportare dalle emozioni che gli occhi mi hanno indotto leggendo il titolo della più autorevole autobiografia di Gabriele d’Annunzio. Sul Vate ho scritto già molte volte e soprattutto sui suoi profumi e sui suoi “motti” che per incisività e originalità sono diventati noti in tutto il mondo. Ho scritto anche inneggiando alle gesta del poeta che per sregolatezza e ardire non è mai stato secondo a nessuno. Il fascino poi si è alimentato rivivendo la visita alla casa museo …… giustamente dedicata agli italiani; il Vittoriale. Quand’ero uno scolaretto lo visitai senza comprendere completamente, ma in ogni caso un seme di seduzione trovò la sua collocazione nel mio animo. Il granello di vita non rinsecchì mai fino a germogliare con forza spingendomi, da maturo, a rivisitare quel luogo sacro. Con altri occhi ho potuto così apprezzare appieno la bellezza di quella calda dimora che per tutta una vita ha alimentato in forma silente un’attrazione fortissima. Il glorioso ritorno fra quelle mura e stanze è stato amplificato anche dalla presenza di una “musa” ispiratrice delle più splendide visioni e sublimi emozioni permettendo di valorizzare ogni singolo oggetto rivitalizzando quell’antico seme giovanile. La scoperta del Vate alchemico, della litografia del De Carolis dedicata al Dante Adriacus, appesa nello studio dove il poeta trovò la morte, subito mi hanno rimandato alle mie adulte passioni, alla medesima litografia ricevuta in dono dal mio “Grande Maestro” parente stretto dell’artista. Così, accanto a tante altre sensazioni, il Vittoriale è stato il motivo per rivivere una duplice emozione; la dimora del Vate e una persona a me molto cara. Entrambi godono di un’assoluta luminosità e sono entrambi in viaggio verso terre a noi per il momento sconosciute. Mentre scrivo i pensieri e gli occhi sono colmi di immagini astratte di inaudita potenza emotiva accompagnata dalla memoria olfattiva di esaltanti aromi capaci di scuotere ogni recondito angolo del mio profondo. E di fronte al “memento mori” grido come il Vate avrebbe fatto. “Me ne frego”! Semper adamas!