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L'editoriale

Rouge et Noir

15 Giugno 2020 - Marcello Fumagalli

Per la tranquillità di molti garantisco che il titolo non allude ad alcun ambito sportivo e nemmeno al famoso romanzo di Stendhal. Sono pure esclusi legami che possano condurre a inappropriate considerazioni politiche e razziali.

Non sono neppure contemplati gli immaginari opposti del Serpente Ouruboros che, nel mordersi la coda, lascia intravedere l’inizio “de la Grande Ouvre”, il Nero, e la “fin du chemin alchemique”, il Rosso.

Semplicemente “le Rouge et le Noir” sono le aleatorie possibilità del “tavolo verde” della Roulette richiamo per eccellenza al gioco d’azzardo, alla sorte divisa al cinquanta percento.

E perché allora scomodare questa figura?

Perché oggi andando in giro con mascherine e guanti mi sembra di sfidare la fortuna senza avere alcuna garanzia di poter essere un potenziale vincitore.

Nel nostro ritorno alla “pseudo normalità” ci osserviamo l’un con l’altro e, sotto alle più fantasiose mascherine, viviamo in un altro mondo dove la persona che incrociamo è sconosciuta e rimarrà sconosciuta.

Gran parte di noi sono colpiti dalla “sindrome della capanna” che ci vieta di amare l’abitudine ad uscire e a socializzare.

Anche il nostro modo di vestire si è trasformato lasciando all’ineleganza quello spazio prima occupato da una ricercata voglia di essere raffinati.

Profumi e fragranze sono sparite e questo inciderà sull’economia delle “boutiques” dell’odorato. Le fugaci sortite sono diventate quasi il trionfo del “trasandato” se non addirittura della sciatteria.

Mascherati ci buttiamo nell’ormai sconosciuto mondo sperando che dopo il “rien ne va plus” del “croupier” la pallina cada sul colore da noi scelto.

In questo aberrante gioco tutto è divenuto incerto persino l’indovinare il sorriso o la smorfia di chi incrociamo. Non ci è permesso nemmeno di riconoscere a colpo d’occhio le persone creandoci l’imbarazzo di colui che sembra assente.

Ma quello che più pesa è l’incrocio dello sguardo.

Un tempo lo sguardo poteva indurre un accenno di sorriso preambolo di moltissime altre espressioni emotive. Ora la mutilazione del volto ci priva anche di questa gratificazione lasciandoci dubbiosi sul messaggio che i nostri occhi ricevono.

Tutto ciò ci lascia soli ……… con una saturazione di ossigeno sotto il 95%!

Nel passato la difesa dai contagi era affidata agli amuleti come quello di Paracelso chiamato Zenexton …. un “gioiello” che si portava appeso al collo e che arrivava fino “ad regionem cordis” proteggendo il cuore.

L’amuleto era un contenitore di pregiata fattura ricoperto da segni e geroglifici magici e conteneva una miscela di sostanze contro ogni veleno capaci di allontanare i “pestilenziali” effluvi. Papa Adriano VI ne fece un uso smodato immaginando di garantirsi dal contagio di una gravissima peste.

 

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